Tipi di memoria: quali sono e come riconoscerli
Per memorizzare più velocemente e migliorare il metodo di studio, per esigenze di lavoro o semplicemente per garantire al cervello un corretto e duraturo funzionamento, ti sarà sicuramente capitato di domandarti come migliorare la memoria, come stimolarla, come mantenerla allenata sfruttandone al massimo le potenzialità; ma sai che in psicologia esistono vari tipi di memoria e che ognuno di essi interviene nel processo di memorizzazione in momenti diversi e con caratteristiche peculiari ben precise?
Partiamo dall’inizio.
La memoria, intesa nel senso più ampio e generale del termine, è la capacità di conservare informazioni e di richiamarle quando necessario.
Tre le fasi che la letteratura scientifica identifica nei processi di elaborazione mnestica: codifica, ritenzione e recupero.
Secondo gli psicologi Atkinson e Shiffrin esistono tre tipologie di memoria: sensoriale, a breve termine e a lungo termine.
Scopriamo insieme come funzionano e quali sono le caratteristiche identificative di ognuna di esse.
Memoria sensoriale
La memoria sensoriale rappresenta il primo stadio della memoria che, come si può facilmente evincere dal nome, è legato indissolubilmente e imprescindibilmente ai sensi.
Durante questa prima fase di memorizzazione le informazioni sensoriali provenienti dall’ambiente esterno vengono trattenute per pochissimi istanti: poco più di mezzo secondo per quanto riguarda le informazioni visive e 3 o 4 secondi per quelle sonore.
Per l’innesco di una qualsiasi creazione di ricordo, la memoria sensoriale necessita quindi di una percezione, sia essa visiva, uditiva o tattile.
Memoria a breve termine
Identificata con l’acronimo MBT, la memoria a breve termine trattiene le informazioni per pochi secondi; le stime si aggirano intorno a un tempo che oscilla tra i 10 secondi e i 20 secondi.
Trascorso tale termine la traccia scompare, a meno che non venga trasferita in quella che viene definita memoria a lungo termine.
I limiti della memoria a breve termine non riguardano soltanto il tempo ma anche la mole di informazioni che, seppur per una manciata di secondi, riesce a trattenere: sono sette gli elementi che solitamente è in grado di memorizzare.
Da quanto appena evidenziato possiamo rilevare due concetti importanti:
- la memoria a breve termine è utilizzata di frequente nel corso della giornata: per ricordare un numero di telefono, la lista della spesa ecc.
- la MBT si colloca tra la memoria sensoriale e quella a lungo termine, svolgendo di conseguenza una funzione transitoria.
Nel 1974 Alan Baddeley e Graham Hitch hanno introdotto, nell’ambito della MBT, un’ulteriore tipologia di memoria: la working memory ovvero la Memoria di Lavoro (MDL).
Si tratta di un processo basato sul mantenimento temporaneo dell’informazione finalizzato ad un utilizzo immediato: esecuzione di un’attività che presuppone un impegno cognitivo, come ad esempio la comprensione, il ragionamento e l’apprendimento.
Al contrario di quello che in molti erroneamente pensano, la memoria non è una dote innata ma una capacità del cervello di immagazzinare informazioni; ciò significa che può essere migliorata attraverso un allenamento mirato, a prescindere dalle predisposizioni naturali e dall’età.
Test di memoria svolti attraverso stimolazioni visive e uditive rappresentano gli strumenti più efficaci per allenare e mantenere perfettamente funzionanti i processi cerebrali di memorizzazione.
Memoria a lungo termine
La memoria che interviene in quei processi in cui le informazioni vengono immagazzinate per lunghi periodi prende il nome di ‘Memoria a Lungo Termine’, identificata più comunemente con l’acronimo MLT.
Stiamo parlando di un ‘archivio’ senza limiti spazio-temporali, nel quale sono conservate le esperienze vissute e le conoscenze acquisite nel corso della vita.
Si tratta quindi di una sorta di archivio storico personale, nel quale sono presenti i ricordi più significativi e che in qualche modo hanno formato e segnato il nostro carattere e la nostra personalità.
Il range temporale di trattenimento delle informazioni spazia da pochi minuti a interi decenni.
La memoria a lungo termine si divide in memoria esplicita o dichiarativa e memoria implicita o procedurale.
Memoria esplicita o dichiarativa
La memoria esplicita è legata all’esperienza personale.
Si tratta di un tipo di memoria che immagazzina situazioni ed eventi inerenti alla vita di ognuno di noi; permette di ricordare nomi di cose, di persone e luoghi.
Le informazioni immagazzinate al suo interno possono essere rievocate volontariamente.
Viene definita anche memoria dichiarativa in quanto contiene tutto ciò che può essere descritto in maniera consapevole, sia verbalmente che non verbalmente.
Secondo gli studi dello psicologo Endel Tulving la memoria esplicita può essere a sua volta suddivisa in memoria episodica e memoria semantica.
Memoria episodica
Si tratta di quella tipologia di memoria che immagazzina informazioni specifiche in relazione a particolari eventi di vita.
La memoria episodica è in grado di conservare situazioni, uniche e irripetibili, che avvengono in un determinato arco temporale.
La memoria che fa riferimento a tali tipologie di fatti ed eventi è caratterizzata da una forte connotazione emotiva. E’ piuttosto palese quindi che alcuni eventi possono non essere conservati nella memoria episodica perché privi della caratterizzazione personale del vissuto; in tal caso vengono conservati nella memoria dei fatti accaduti.
La memoria semantica insieme alla memoria episodica formano la conoscenza esplicita, ovvero tutto ciò che per l’individuo risulta immediatamente conoscibile.
Nell’ambito della memoria episodica rientra la memoria autobiografica che raccoglie le esperienze personali, organizzate secondo percorsi di significato, che consentono la costruzione dell’identità personale.
Memoria semantica
A differenza di quella episodica, la memoria semantica manca del carattere autobiografico; riguarda piuttosto le conoscenze generali sul mondo che ci circonda, i significati e i simboli.
La sua caratteristica è di essere fondata su definizioni che non cambiano (ad esempio le capitali dei paesi europei) il cui apprendimento avviene una sola volta restando inglobato in categorizzazioni fisse.
Memoria prospettica
La memoria prospettica si avvale di elementi conservati nella memoria semantica e di altri dedotti da quella episodica; per questo motivo, pur non rientrando direttamente nella suddivisione effettua da Tulving abbiamo deciso di inserirla nel paragrafo dedicato alla memoria esplicita/dichiarativa.
La memoria prospettica, definita anche la memoria delle intenzioni, è la capacità di ricordare e fissare gli impegni del futuro.
Si tratta in altre parole di un processo che richiama quelle intenzioni che, per svariati motivi, non possono essere realizzate nel momento stesso in cui vengono formulate, e che devono quindi essere rimandate.
Il processo prospettico prevede 5 fasi: la formazione dell’intenzione; l’intervallo di ritenzione; l’intervallo di prestazione; l’esecuzione dell’azione intenzionale; la valutazione del risultato.
Per chiarire meglio il concetto potremmo dire molto più semplicemente che la memoria semantica interviene nel momento in cui ricordiamo di dover partecipare a una riunione, di dover acquistare un determinato prodotto, di dover pagare una bolletta o di dover fare una telefonata di lavoro.
Memoria implicita o procedurale
A differenza di quella esplicita la memoria implicita non è consapevole, ovvero non dipende da processi consci; in altre parole il suo ricordo non presuppone la ricerca consapevole delle cosiddette tracce mnemoniche.
Ad esempio: guidare, andare in bici, nuotare e leggere sono performance che svolgiamo con regolarità, alcune di esse con una frequenza quasi quotidiana, ma che abbiamo appreso in un determinato momento passato.
Ogni volta che svolgiamo quella medesima attività lo facciamo in maniera automatica, andando a ripescare inconsapevolmente ciò che abbiamo appreso in precedenza relativamente a quel comportamento/performance.
Si tratta di una memoria basata sulla ripetizione e che pertanto si instaura gradualmente; la ritenzione delle informazioni è inconsapevole e non intenzionale.
Per concludere possiamo affermare che la memoria implicita o procedurale non è cosciente né tanto meno verbalizzabile: si esprime sotto forma di prestazioni e non di parole.
Ora che conosci i vari tipi di memoria e le rispettive caratteristiche hai la possibilità di selezionare le strategie, gli esercizi e le tecniche migliori per allenare il cervello e per mantenerlo attivo e funzionale a seconda delle tue esigenze, professionali, di studio o in generale di benessere.