Le 5 (+1) competenze fondamentali per un educatore

L’ambito sociale è costantemente alla ricerca di profili qualificati da inserire nei vari contesti in cui sono presenti situazioni di disagio; ecco perché analizzeremo nel corso di questo post le competenze fondamentali per un educatore.

Le professioni sociali sono incentrate su attività di prevenzione ed educazione finalizzate a sviluppare le potenzialità degli utenti ‘sensibili’.
Dal momento che si tratta di un campo delicato, complesso e variegato, chi decide di lavorare nel sociale deve possedere una serie di competenze tecniche e attitudini personali.

Chi è e cosa fa un educatore professionale

Pima di addentrarci nell’ambito delle competenze e dei requisiti personali fondamentali per un educatore professionale, cerchiamo di capire in cosa consiste l’attività di un educatore professionale.

L’EP è un profilo che pianifica e gestisce interventi educativi rivolti a soggetti che vivono condizioni e situazioni di disagio psico-fisico.

Egli può operare, a seconda dei contesti nei quali viene richiesto l’intervento, con minori, disabili, anziani, detenuti, immigrati, tossicodipendenti.

Si tratta quindi di una professionalità che si occupa di educazione sociale, un campo che nel corso del tempo ha ampliato notevolmente i confini per ciò che concerne il target di riferimento.

Generalmente un educatore professionale si occupa di gestire interventi educativi/riabilitativi nell’ambito di un progetto terapeutico, per cui si ritrova a collaborare con altre figure professionali (ad es. pedagogisti, psicologi, terapisti, assistenti sociali ecc.).

Quali sono le competenze di un educatore

Dal momento che il profilo in oggetto interviene sulle condizioni di vita degli individui, è necessario che l’educatore possieda una preparazione solida, aggiornata sulla base delle evoluzioni delle metodologie e delle tecniche di intervento.

Le competenze professionali di un educatore sono definite dal Decreto Ministeriale 520 del 1998, il quale stabilisce che l’EP

“programma, gestisce e verifica interventi educativi mirati al recupero e allo sviluppo delle potenzialità dei soggetti in difficoltà per il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia; contribuisce a promuovere e organizzare strutture e risorse sociali e sanitarie, al fine di realizzare un progetto educativo intgrato; programma, organizza, gestisce e verifica le proprie attività professionali all’interno di servizi socio-sanitari e strutture socio-sanitarie-riabilitative e socio-educative, in modo coordinato e integrato con altre figure professionali presenti nelle strutture con il coinvolgimento diretto dei soggetti interessati e/o delle loro famiglie, dei gruppi della collettività; opera sulle famiglie e sul contesto sociale dei pazienti allo scopo di favorire il reinserimento nella comunità; partecipa ad attività di studio, ricerca e documentazione finalizzate agli scopi sopra elencati.”

1 – Analisi delle situazioni di disagio

Il processo di intervento attuato da un professionista qualificato è impostato su un’attenta analisi del soggetto paziente.

Qualunque sia la strategia operativa utilizzata, per risultare efficace essa deve essere preceduta da una raccolta di informazioni in merito alla vita dell’utente.

Si parte quindi da un’anamnesi generale finalizzata ad individuare le necessità educative e le esigenze di cambiamento dell’individuo.

Il tutto si basa, chiaramente, su conoscenze che integrano nozioni di psicologia, sociologia e scienze della formazione.

2 – Pianificazione degli interventi

Le competenze per poter pianificare interventi efficaci rientrano nella categoria ‘fondamentali’, in quanto si riferiscono al processo operativo più complesso e delicato svolto da un EP.

La progettazione si riferisce ad interventi didattici che, a seconda dei contesti ai quali sono destinati, mirano a raggiungere differenti obiettivi.

Gli interventi sono quindi finalizzati a soddisfare i bisogni educativi dei soggetti che presentano disturbi di apprendimento; in altri casi tendono alla riabilitazione, rieducazione funzionale e integrazione degli individui o dei gruppi che presentano disabilità pratiche, disturbi psichiatrici o deficit neuropsicologici.

Pur prevedendo alcuni step ‘standard’, il processo di pianificazione deve essere predisposto in maniera personalizzata sulla base delle esigenze degli utenti; ciò significa che cambia a seconda dei contesti e dei soggetti ai quali si riferisce; e talvolta nell’ambito dello stesso caso richiede continui adattamenti.

3 – Gestione e coordinamento degli interventi

Il fulcro dell’attività di un EP è costituito dalla gestione operativa degli interventi.

Le azioni si svolgono attraverso percorsi finalizzati a far emergere e/o sviluppare le potenzialità dell’individuo, giovane o adulto che sia.

L’educatore si occupa di gestire una serie di attività tendenti a favorire, a seconda delle esigenze, il rafforzamento dell’autostima, le relazioni interpresonali, la partecipazione alla vita quotidiana, il pensiero critico, l’inserimento sociale.

4 – Monitoraggio e verifica dei risultati

Tra le competenze indispensabili per un profilo qualificato rientra la capacità di analizzare e valutare i risultati ottenuti.

Un educatore professionale deve possedere le conoscenze e le competenze per poter effettuare accurate analisi degli esiti raggiunti, al fine di poter migliorare o modificare azioni e approcci che non sono risultati efficaci per il trattamento.

5 – Gestione della consulenza

Un educatore professionale non deve soltanto essere in grado di progettare e coordinare interventi efficaci; trattandosi di una professionalità che opera con soggetti disagiati, che vivono condizioni di malessere psico-fisico, la gestione della comunicazione, ovvero dell’aspetto consulenziale, assume un’importanza fondamentale.

Sviluppare doti da bravo comunicatore è indispensabile per affrontare e gestire nel modo giusto la relazione con il soggetto ‘disagiato’.
Bisogna quindi imparare ad utilizzare un linguaggio comprensibile, e allo stesso tempo acquisire le conoscenze e l’esperienza per interpretare i messaggi inviati tramite la comunicazione non verbale.

Tra le competenze indispensabili per svolgere la professione sociale rientra il counseling.
L’utilizzo di strumenti di comunicazione efficace, unite ad abilità di ascolto e osservazione, agevola il processo di cambiamento.

Le soft skills degli educatori

Oltre alle competenze tecniche, appena evidenziate, un educatore professionista deve possedere una serie di requisiti e attitudini personali, che nel settore sociale risultano fondamentali quanto la preparazione accademica.

Le skills di un educatore devono includere necessariamente buone capacità relazionali e di comunicazione.
Tra i requisiti imprescindibili rientrano anche una forte propensione per le relazioni umane, l’empatia, il problem solving e la predisposizione al teamworking.

Ora conosci le competenze fondamentali per un educatore, che rappresentano anche le basi per chi intende diventare insegnante.
Se desideri approfondire il discorso ti suggeriamo la lettura del post ‘Come ottenere l’abilitazione all’insegnamento’.
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