Come cambiare lavoro senza stress? La guida completa

Che si tratti di una scelta o di una necessità, cambiare lavoro non è mai un processo semplice da affrontare.

In qualunque ambito di vita, il cambiamento è un evento di per sé impegnativo; un evento che può generare emozioni contrastanti che spaziano dall’entusiasmo alla paura.

Considerando l’incertezza del momento, la precarietà del mercato e i tassi di disoccupazione piuttosto alti è facile comprendere il motivo per cui la maggior parte delle persone in procinto di cambiare lavoro è assalita da una serie di dubbi, ansie e preoccupazioni. 

Cambiare lavoro: come affrontare il momento di transizione

La paura di cambiare lavoro riguarda indistintamente donne e uomini, giovani e meno giovani…
Il cambiamento, affrontato nel modo sbagliato, può essere causa di stress e ansia. Cerchiamo quindi di capire i motivi di tale agitazione.

Cambiare significa lasciare un contesto del quale si conoscono persone e dinamiche per una nuova realtà, sconosciuta e ignota.
Cambiare significa ricominciare, affrontare un nuovo inizio, che per qualcuno può essere motivo di entusiasmo e per altri motivo di preoccupazione.

Attraverso questo post l’università telematica Niccolò Cusano di Napoli intende fornire qualche spunto di riflessione utile per vivere il delicato momento di trasizione senza stress, con il giusto atteggiamento mentale. 

Scopriamoli insieme.

Analizzare i motivi e le motivazioni

Decidere di cambiare lavoro è di per sé un momento difficile.

Molti preferiscono rimanere in contesti poco gratificanti pur di non affrontare il cambiamento; la frase ‘non riesco a cambiare lavoro’ diventa una sorta di tormentone, ripetuto continuamente per tentare di dare una spiegazione ad una condizione di insoddisfazione.

L’atteggiamento comune e diffuso, soprattutto nell’attuale situazione di incertezza generale, è quello di accettare condizioni di lavoro mediocri, sia per ciò che riguarda l’aspetto economico e sia per ciò che concerne l’aspetto della gratificazione personale.

Ciò accade perché l’essere umano tende ad adagiarsi nella cosiddetta ‘zona di comfort’, che pur non essendo così confortevole è comunque ‘familiare’, conosciuta.

Purtroppo però spesso non ci si rende neanche conto dei danni che una condizione di perenne insoddisfazione può portare al corpo e alla mente.

Affrontare una routine lavorativa che non si allinea alle personali ambizioni e aspettative, o comunque che genera quotidianamente stress e ansie, può portare l’individuo ad ammalarsi. Ecco perchè non bisogna sottovalutare la sensazione di insoddisfazione lavorativa.

Attenzione però a non essere superficiali nel prendere una decisione. È importante assicurarsi che lo stato di malessere non dipenda da momenti personali di particolare fragilità o da eventi che non hanno nessun legame con il lavoro svolto.
Bisogna analizzare attentamente i segnali che indicano che è davvero giunto il momento di cambiare lavoro.

Per rendere più facile il processo di analisi abbiamo realizzato di seguito una sorta di check-list, all’interno della quale abbiamo inserito i segnali più rilevanti da considerare in fase di decisione:

  • Insonnia
    Durante la notte ti capita spesso di svegliarti angosciato al pensiero di dover andare al lavoro il giorno seguente
  • Stress e stanchezza cronica
    Durante il giorno ti senti sempre stanco, spossato e con poca voglia di fare vita sociale al di fuori dell’orario di lavoro
  • Crampi allo stomaco
    Quando pensi alla tua giornata di lavoro, a particolari momenti che caratterizzano la routine lavorativa, ti capita di avertire malessere generale e crampi allo stomaco
  • Estraneità all’azienda
    Avverti la sensazione che la mission e gli obiettivi della realtà per la quale lavori non ti appartengano, per cui non hai la giusta motivazione per svolgere la tua mansione con entusiasmo e dedizione
  • Percezione falsata del tempo
    Quando sei al lavoro guardi continuamente l’orologio e il tempo sembra non passare mai
  • Scarse prospettive di carriera
    Il tuo ruolo non ti permette di intravedere prospettive di crescita professionale

Esistono poi altri motivi per i quali bisognerebbe valutare la possibilità di cambiare lavoro.
Lo stipendio, ad esempio, diventa un motivo valido nel momento in cui non soddisfa le personali esigenze pratiche, oppure non gratifica sufficientemente il lavoro svolto.
Allo stesso modo anche una mansione poco affine alle personali attitudini, o peggio ancora poco allineata alle competenze tecniche acquisite attraverso anni di studio e sacrifici, può generare una motivazione valida per cambiare lavoro.

I segnali appena elencati possono riguardare qualunque tipologia di professionista che, a seconda del percorso formativo, ha studiato per diventare insegnante, ingegnere, sociologo o economista.

Fissare un obiettivo 

Nel momento in cui ci si rende conto che è giunto il momento di cambiare lavoro bisogna maturare la decisione di farlo davvero. Essere onesti con se stessi è fondamentale per affrontare il delicato momento di cambiamento.

Lo step successivo è quello di individuare il lavoro in linea con le proprie ambizioni, aspettative e/o esigenze. È importante fissare degli obiettivi, cercando di rispondere con chiarezza alla domanda ‘cosa vorrei fare?’.

Si procede quindi con il ‘classico’ iter di ricerca, per cui redazione o aggiornamento del curriculum, invio di candidature, ecc.

Tenere sempre ben presente l’obiettivo finale, ovvero il punto di arrivo, è fondamentale anche per evitare lo stress psicologico legato all’approccio con un nuovo contesto lavorativo, con nuovi ritmi, nuove dinamiche e nuovi colleghi.
Visualizzare la meta, la realizzazione della propria ambizione lavorativa, è fondamentale per affrontare il cambiamento.

Credits immagine: DepositPhoto.com/denisismagilov


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